venerdì 21 dicembre 2012

Buon Natale

AUGURI



L'atmosfera delle feste rende tutti propensi a regalare una dedica speciale a tutte le persone che si conoscono.
Una bella immagine con teneri cuccioli o bambini con cappello natalizio intenerisce gli animi piu' rigidi, mentre una classica colonna sonora di zampognari incornicia la dedica giusta a chi è legato alle tradizioni.
Ci sono anche divertenti gif animate con protagonisti come Diddl per chi ama sorridere anche a Natale.
Quale sara' la piu' azzeccata per il destinatario?

Cesare Bocci.....Viva Verdi


Inizia la carriera d'attore a 23 anni frequentando la scuola di recitazione del suo paese, Camporotondo di Fiastrone, appassionandosi al mondo del teatro con la Compagnia della Rancia di Tolentino, di cui è socio fondatore. Trasferitosi a Roma, continua a fare teatro e inizia a lavorare in televisione e al cinema. Il suo debutto nel cinema avviene con L'aria serena dell'ovest del 1990, per la regia di Silvio Soldini. Nel 2001 è coprotagonista in Princesa, nel ruolo di un cliente di transessuali che si innamora di uno di loro.
Bocci ha recitato in teatro, tra l'altro, in Arlecchino innamorato, La Famiglia dell'antiquario, La stanza del delitto.
Ha avuto un enorme successo nei panni di Mimì Augello ne Il commissario Montalbano, ruolo che gli ha riaperto le porte delle televisione dopo Zanzibar.
Ha interpretato il ruolo del medico Antonio Ceppi in Elisa di Rivombrosa e Elisa di Rivombrosa - parte seconda.
VIVA VERDI

Nel 2013 ricorre il 200° anniversario della nascita del genio di Busseto. Viva Verdi è uno spettacolo che racconta in modo accattivante e coinvolgente, con la guida di Cesare Bocci nelle vesti di narratore, le trame delle opere della trilogia verdiana: Il Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata.
La narrazione, inframezzata dall'esecuzione delle arie più famose di queste opere, insieme a notizie, curiosità e note critiche, unisce il piacere di una bella serata treatrale alla divulgazione popolare dell'opera lirica.
 Cesare Bocci, attore eclettico, spazia dal teatro al cinema, affermandosi anche come interprete di importanti serial tv. In teatro ha interpretato oltre 16 spettacoli tra cui i musical La Piccola Bottega degli Orrori, Sweet Charity e La Cage aux Folles (Il Vizietto) con cui, insieme a Massimo Ghini, ha vinto, nel 2012, il premio Flaiano. Il duo Operapop fonde il linguaggio della musica pop con l'esperienza del teatro lirico in un mix di grande vocalità e presenza scenica.

lunedì 26 novembre 2012

La fame nel mondo


                                                      Un pianeta urla per la fame

800 milioni di persone senza cibo                                                                         

Un mondo condannato alla fame ed alla sofferenza. Sono 800 milioni le persone, da un emisfero all'altro, che soffrono di fame. E non basta, perché la malnutrizione riguarda un numero ben superiore di persone: oltre 2 miliardi.

Nel corno d'Africa, cuore della disperazione, l'80% della popolazione soffre di gravi malattie legate alla malnutrizione. I bambini sono soggetti alla caduta di capelli, fino alla calvizie, alla perdita delle unghie e talvolta anche del primo strato di pelle. I1 mondo è pieno di affamati perché le risorse sono mal distribuite. Per questo non è sufficiente aumentare la produzione alimentare, ma combattere la lotta su più piani: da una parte sviluppare l'agricoltura nelle zone più povere, proteggendo le economie rurali, e dall'altra correggere certi effetti dell'economia globalizzata: caduta dei prezzi dei prodotti agricoli, diffusione incontrollata delle colture industriali volute dai gruppi economici più forti, liberazione dei contadini e dei paesi poveri dal giogo dell’indebitamento.

Occorrono interventi strutturali in grado di modificare le tendenze spontanee dell'economia mondiale. È necessario che i bisogni ed i contributi dei paesi in via di sviluppo ottengano una giusta considerazione nel commercio mondiale. Liberare dalla fame significa anche liberare dalla guerra, ha detto il Pontefice in un Suo messaggio.

RAG

                                                                BOB MARLEY



Robert Nesta Marley, detto Bob (Nine Mile, 6 febbraio 1945 – Miami, 11 maggio 1981), è stato un cantautore, chitarrista e attivista giamaicano.
È generalmente identificato con il genere musicale reggae, che peraltro lo rese popolare fuori dalla Giamaica. In riconoscimento dei suoi meriti, un mese dopo la morte fu insignito del prestigioso Jamaican Order of Merit. In molte delle sue canzoni Marley denuncia l'emarginazione dei poveri da parte del potere.
La sua attività ha inizio nel 1964, quando forma la band The Wailers; dopo il loro scioglimento, nel 1974, suona come Bob Marley and The Wailers. Nel 2008 è stato posizionato al 19º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone e tra le sue migliori "tracce vocali" ci sono I Shot the Sheriff, No Woman, No Cry, Redemption Song e Three Little Birds.




martedì 6 novembre 2012

Ballata


 BALLATA


La ballata è una forma di poesia chiamata anche canzone a ballo perché destinata al canto e alla danza, è un componimento che si trova in tutte le letterature di lingua romanza e ha una particolare struttura. Inoltre era particolarmente caratteristica della poesia popolare Britannica e Irlandese dal periodo del Tardo Medioevo fino al 1800; usata ampiamente in Europa e più tardi in America, Australia e in Nord Africa. Questo tipo di poesia fu spesso utilizzata dai poeti e dai compositori a partire dal 1700 per produrre ballate liriche.


                                         BALLATE TRADIZIONALI

La ballata tradizionale, classica o popolare (che significa del popolo) trova le sue origini con i menestrelli nomadi alla fine del Medioevo europeo. Dalla fine del quindicesimo secolo abbiamo stampato le ballate che richiamano la ricca tradizione di musica popolare. Sappiamo da un riferimento nel "Piers Plowman" di William Langland, che le ballate su Robin Hood venivano cantate almeno dalla fine del quattordicesimo secolo e il materiale dettagliato più antico che abbiamo è la collezione delle ballate di Robin Hood di wynkyn de Worde stampate intorno al 1495.
Le prime collezioni di ballate inglesi sono state prodotte da Samuel Pepys (1633-1703) e nelle "Roxburge ballads" raccolte da Robert Harley, il primo conte di Oxford e Mortimer (1661-1724). nel diciottesimo secolo ci fu un incremento di raccolte come queste, incluse quella di Thomas D'Urfey "Wit and Mirth: or, Pills to Purge Melancholy" (1719-1720) e quella del vescovo Thomas Percy "Reliques of Ancient English Poetry" (1765). Quest'ultimo conteneva anche del materiale orale e prima della fine del diciottesimo secolo ciò stava diventando sempre più comune, con le collezioni che comprendevano "The Bishopric Garland" di John Ritson (1784), le quali furono analoghe al lavoro di persone come Robert Burns e di Walter Scott in Scozia.

Blues


 BLUES


Il blues è una forma musicale vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall'uso, nella melodia, delle cosiddette blue note.
Le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli Stati Uniti d'America (la cosiddetta Cotton Belt). La struttura antifonale (di chiamata e risposta) e l'uso delle blue note (un intervallo di quinta diminuita che l'armonia classica considera dissonante e che in Italia valse al blues il nomignolo di musica stonata) apparentano il blues alle forme musicali dell'Africa occidentale.
Molti degli stili della musica popolare moderna derivano o sono stati fortemente influenzati dal blues.
Sebbene ragtime e spiritual non abbiano la stessa origine del blues, questi tre stili musicali afroamericani si sono fortemente influenzati tra loro. Altri generi sono derivazioni o comunque sono stati fortemente influenzati da questi: jazz, bluegrass, rhythm and blues, talking blues, rock and roll, hard rock, hip-hop, musica pop in genere.
La ricerca musicale di molti artisti ha portato il blues, e soprattutto il jazz, a contatto con molteplici realtà musicali, creando stili sempre nuovi e differenti.


                                              LE ORIGINI DEL BLUES




Come per molte forme di musica popolare, le origini del blues sono oggetto di molte discussioni.
In particolare, non c'è una precisa data di nascita per questo genere musicale: la traccia più antica di una forma musicale simile al blues è il racconto che, nel 1901, fece un archeologo del Mississippi, descrivendo il canto di lavoratori neri che sembra avere affinità melodiche e liriche con il blues. Non è, dunque, possibile stabilire con esattezza una data che segni l'origine del genere, tuttavia un anno fondamentale fu il 1865, anno dell'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d'America: ottenuta la libertà, numerosi ex schiavi-musicisti iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e, nel giro di qualche decennio, questo genere fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute.
Uno dei più importanti antenati del blues è senz'altro lo spiritual, una forma di canto devozionale nato dalle riunioni di devoti durante il Grande risveglio dei primi anni del XIX secolo. Di argomento malinconico e appassionato, rispetto al blues gli spiritual avevano accenti meno personali e rivolti alla persona del cantante, riferendosi spesso alla condizione dell'umanità in generale e al suo rapporto con Dio, e i testi erano corrispondentemente meno profani.
Altri antenati del blues vanno cercati fra le work song (canzone di lavoro) degli schiavi di colore (field hollers) e di altra provenienza (canti dei portuali o stevedore; canti dei manovali o roustabout), che risuonavano in America all'epoca della Guerra di secessione (e anche negli anni successivi, in cui la condizione di soggezione e povertà degli afroamericani persistette nonostante l'abolizione della schiavitù). Da questi il blues ereditò probabilmente la sua struttura di call and response ("chiamata e risposta"), di origine Africana, mutuando invece la sua struttura armonica e strumentale dalla tradizione europea.
Molte delle caratteristiche del blues, a cominciare dalla struttura antifonale e dall'uso delle blue notes, possono essere fatte risalire alla musica africana. Sylviane Diouf ha individuato molti tratti, tra cui l'uso di melismi e la pesante intonazione nasale, che fanno pensare a parentele con la musica dell'Africa centrale e occidentale. L'etnomusicologo Gerhard Kubik, professore all'Università di Magonza, in Germania, e autore di uno dei più completi trattati sulle origini africane del blues (Africa and the Blues), è stato forse il primo ad attribuire certi elementi del blues alla musica islamica dell'Africa Centrale e Occidentale:
"Gli strumenti a corda (i preferiti dagli schiavi provenienti dalle regioni islamiche) erano generalmente tollerati dai padroni che li consideravano simili agli strumenti europei come il violino. Per questo motivo gli schiavi che riuscivano a procurarsi un banjo avevano più possibilità di suonare in pubblico. Questa musica solista degli schiavi aveva alcune caratteristiche dello stile di canzone Arabo-Islamica che era stata presente per secoli nell'Africa centro-occidentale".
Bo Diddley in concerto a Praga nel 2005    
Kubik fa inoltre notare che la tecnica, tipica del Mississippi e ricordata dal bluesman W. C. Handy nella sua autobiografia, di suonare la chitarra usando la lama di un coltello, ha corrispettivi in Africa. Anche il diddley bow,uno strumento casalingo fatto da una singola corda tesa su un asse di legno, che viene pizzicata modulando il suono tramite uno slide fatto di vetro, che si incontrava spesso nell'America meridionale agli inizi del Novecento, era di derivazione africana.
Nel corso della sua evoluzione, il blues acquisì alcune delle sue caratteristiche dalle "Arie etiopi", gli spettacoli minstrel e dal ragtime. In questo periodo il blues, come testimoniato ad esempio dalle registrazioni di Leadbelly e di Henry Thomas, ha molte forme diverse, le più frequenti essendo le forme in dodici, otto o sedici battute basate sul giro tonica - sottodominante - dominante descritto nel seguito. La forma del blues standard in dodici battute fa la sua apparizione documentata nelle comunità afroamericane del tratto meridionale del




Gospel


Il termine musica Gospel può riferirsi sia (strettamente) alla musica religiosa che emerse nelle chiese afroamericane negli anni 30 sia alla musica religiosa composta e suonata da artisti, di qualunque etnia del sud degli States.
La separazione tra i due stili, infatti, non fu mai assoluta: entrambi nascono dalla tradizione degli inni metodisti.
Tuttavia, anche se alcuni brani di una scuola sono mutuati dall'altra, la netta divisione tra America nera e America bianca e tra chiesa nera e chiesa bianca, tenne le due correnti divise. Anche se queste divisioni si sono leggermente allentate nei precedenti 50 anni, le due tradizioni restano tuttora distinte.
In entrambe le tradizioni alcuni artisti, come Mahalia Jackson, si limitano ad apparire in contesti puramente religiosi (Gospel in inglese significa Vangelo), mentre altri, come il Golden Gate Quartet o Clara Ward, cantano anche nei night club.
La maggior parte degli artisti, come i Jordanaires, Al Green e Solomon Burke tende a suonare in entrambi i contesti. È frequente che includano un pezzo religioso in una performance secolare, sebbene non succeda quasi mai il contrario.

lunedì 5 novembre 2012

Work Songs


Nelle piantagioni del sud America il duro e ripetitivo lavoro degli schiavi era scandito ritmicamente dai canti di lavoro ( Work Songs).
Un solista cantava varie strofe e il gruppo intorno a lui rispondeva in coro una breve frase melodica.
I testi dei Work Song erano semplici. Le parole facevano riferimento al lavoro e alle condizioni di vita degli schiavi di colore.
enza poter andare oltre certi limiti attraverso il contenuto dei testi dei Work song gli schiavi riuscirono in qualche modo a manifestare velate proteste.
Una delle caretteristiche che riscontriamo nei canti africani consiste nella risposta corale data al canto del solista. Questo stile è di tipo responsoriale e come era presente nei Work Song lo ritroveremo successivamente nel jazz
In sintesi, dai canti di lavoro " Work song" e dai canti con testi a carattere religioso come gli " Spirituals " e i Gospels emerse nella seconda metà dell'ottocento il BLUES, forma musicale e poetica.

venerdì 26 ottobre 2012

musica popolare

LA MUSICA POPOLARE

Con il termine musica popolare si intende la musica scritta con il linguaggio del popolo e pensata per il popolo, includendo comunemente, ma impropriamente, all'interno di questa dicitura anche la musica folclorica, ossia quella musica proveniente dal popolo le cui origini si perdono nella notte dei tempi, in particolar modo per quanto riguarda il canto di tradizione orale. Spesso la musica popolare trae ispirazione dalla musica folclorica assumendone stilemi e linguaggi. Si usa spesso anche il termine proveniente dall'inglese musica folk, o semplicemente folk.
Questi concetti devono a loro volta essere distinti da quello di musica pop; sebbene evidentemente "pop" sia un'abbreviazione di popular, "musica pop" indica più specificatamente la musica leggera contemporanea occidentale, per esempio il rock o la disco music, generi il cui legame con la musica tradizionale non è di norma molto stretto.
n Italia, come in altri paesi, la musica popolare ha ancora un ruolo importante e un vasto seguito, sebbene sia diffusa attraverso canali che solo in rari casi (ovvero solo per pochissimi artisti di particolare successo) coincidono con quelli della musica pop, ovvero con la grande distribuzione. Molti sottogeneri di musica popolare italiana sono noti principalmente attraverso i balli a cui sono legati (per esempio il ballo liscio) e difficilmente hanno visibilità al di fuori delle feste e sagre di paese.


APPROFONDIMENTI

achmed il terrorista morto


lunedì 8 ottobre 2012

L'opera...


L'opera è un genere teatrale e musicale in cui l'azione scenica è abbinata alla musica e al canto. Il termine "opera" non è altro che l'abbreviazione convenzionale della locuzione sostantivale opera in musica. Tra i numerosi sinonimi, più o meno appropriati, basti ricordare melodramma, opera in musica e l'improprio opera lirica, quest'ultima espressione impiegata dal linguaggio giornalistico-mediatico e non dalla musicologia.
Oggetto della rappresentazione è un'azione drammatica presentata, come nel teatro di prosa, con l'ausilio di scenografie, costumi e attraverso la recitazione. Il testo letterario, che contiene il dialogo appositamente predisposto e le didascalie, è chiamato libretto. I cantanti sono accompagnati da un complesso strumentale che può allargarsi fino a formare una grande orchestra sinfonica.
I suoi soggetti possono essere di vario tipo, cui corrispondono altrettanti sottogeneri: serio, buffo, giocoso, semiserio, farsesco.
L'opera si articola convenzionalmente in vari "numeri musicali", che includono sia momenti d'assieme (duetti, terzetti, concertati, cori) sia assoli (arie, ariosi, romanze, cavatine).
Fin dal suo primo apparire, l'opera accese appassionate dispute tra gli intellettuali, tese a stabilire se l'elemento più importante fosse la musica o il testo poetico.
In realtà oggi il successo di un'opera deriva - secondo un criterio comunemente accettato - da un insieme di fattori alla cui base, oltre alla qualità della musica (che dovrebbe andare incontro al gusto prevalente ma che talvolta presenta tratti di forte innovazione), vi è l'efficacia drammaturgica del libretto e di tutti gli elementi di cui si compone lo spettacolo teatrale.
Un'importanza fondamentale rivestono dunque anche la messinscena (scenografia, regia, costumi ed eventuale coreografie), la recitazione ma, soprattutto, la qualità vocale dei cantanti.
La storia dell'opera abbraccia un arco cronologico-temporale di oltre quattro secoli, dalla fine del XVI al presente. Dopo la metà del secolo XX la produzione di nuove opere si è ridotta sensibilmente, anche a causa dell'affermarsi di nuove forme di spettacolo e intrattenimento, non più legate alla dimensione del teatro, quali la cinematografia, la radiofonia e la televisione.

lunedì 1 ottobre 2012

Ludovico Einaudi





whistle


Mon cheri


Katy perry part of me


Fun some night


La classificazione degli stumenti

IL FLAUTO E VARI STRUMENTI


In quest’ultimo ambito non è del tutto coerente, poiché fra i legni trovano posto strumenti in lega metallica come il flauto, che originariamente era costruito in legno, o il sassofono, in quanto strutturalmente derivante dal clarinetto.
Altri sistemi empirici classificano gli strumenti in base al ruolo svolto nell’ambito sociale (di tipo devozionale e sacro, militare, domestico), o per la loro funzione musicale (ritmica, melodica o armonica).
Nel 1914 due musicologi tedeschi, Erich von Hornbostel e Curt Sachs, svilupparono il sistema che da loro prende il nome e che, con qualche aggiornamento, è quello attualmente più usato.
Il sistema Hornbostel-Sachs classifica gli strumenti suddividendoli in classi, gruppi e sottogruppi, in base alla modalità fisica con cui viene provocata la vibrazione che genera il suono.
Ad esempio, il trombone è uno strumento aerofono (in cui cioè il “corpo sonoro” è rappresentato da una colonna d’aria che viene messa in vibrazione all’interno di un tubo), a bocchino (a differenza di quelli a fessura, come il flauto, o ad ancia, come l’oboe), a canna cilindrica (a differenza di quelli a canna conica, come il corno), cromatico (dotato cioè di un dispositivo, la coulisse, che gli permette di eseguire l’intera scala cromatica, a differenza di quelli, come l’antica tromba militare, in grado di produrre le sole note naturali).

il teatro nell'ottocento


IL TEATRO NELL'OTTOCENTO



Il teatro europeo all'inizio dell'Ottocento fu dominato dal dramma romantico. Gli ideali romantici vennero esaltati in modo particolare in Germania. Nel romanticismo si situano Johann Wolfgang von Goethe e Friedrich Schiller, che videro nell'arte la via migliore per ridare dignità all'uomo. Degli ideali romantici e neoclassici si nutrirono molte tragedie di soggetto storico o mitologico. Al romanticismo teatrale fecero riferimento anche gli autori italiani come Alessandro Manzoni con tragedie come l'Adelchi e Il Conte di Carmagnola, oltre a Silvio Pellico con la tragedia Francesca da Rimini , ambientazioni analoghe tornarono anche nel melodramma. Molto importante fu anche il teatro romantico inglese fra i maggiori rappresentanti ci furono Percy Bysshe Shelley, John Keats e Lord Byron. Ma è anche il secolo degli anticonformisti sia a livello artistico sia nella giustizia sociale, ben rappresentati dal society drama portato in scena da Oscar Wilde e degli innovatori come Georg Büchner che precorsero il dramma novecentesco. In Inghilterra, in Francia ed in Italia, in concomitanza con la nascita del naturalismo e del verismo (perenne ricerca della realtà in maniera oggettiva), intorno alla metà del secolo le grandi tragedie cedettero il posto al dramma borghese, caratterizzato da temi domestici, intreccio ben costruito e abile uso degli espedienti drammatici. Il maggiore esponente del teatro naturalista fu Victor Hugo e del teatro verista Giovanni Verga, nell'America Latina Florencio Sánchez seguì la loro scuola e si mise in evidenza.

L' OPERA E IL MELODRAMMA

L'opera è un genere teatrale e musicale in cui l'azione scenica è abbinata alla musica e al canto. Il termine "opera" non è altro che l'abbreviazione convenzionale della locuzione sostantivale opera in musica. Tra i numerosi sinonimi, più o meno appropriati, basti ricordare melodramma, opera in musica e l'improprio opera lirica, quest'ultima espressione impiegata dal linguaggio giornalistico-mediatico e non dalla musicologia.
Oggetto della rappresentazione è un'azione drammatica presentata, come nel teatro di prosa, con l'ausilio di scenografie, costumi e attraverso la recitazione. Il testo letterario, che contiene il dialogo appositamente predisposto e le didascalie, è chiamato libretto. I cantanti sono accompagnati da un complesso strumentale che può allargarsi fino a formare una grande orchestra sinfonica.
I suoi soggetti possono essere di vario tipo, cui corrispondono altrettanti sottogeneri: serio, buffo, giocoso, semiserio, farsesco.
L'opera si articola convenzionalmente in vari "numeri musicali", che includono sia momenti d'assieme (duetti, terzetti, concertati, cori) sia assoli (arie, ariosi, romanze, cavatine).
Fin dal suo primo apparire, l'opera accese appassionate dispute tra gli intellettuali, tese a stabilire se l'elemento più importante fosse la musica o il testo poetico.
In realtà oggi il successo di un'opera deriva - secondo un criterio comunemente accettato - da un insieme di fattori alla cui base, oltre alla qualità della musica (che dovrebbe andare incontro al gusto prevalente ma che talvolta presenta tratti di forte innovazione), vi è l'efficacia drammaturgica del libretto e di tutti gli elementi di cui si compone lo spettacolo teatrale.
Un'importanza fondamentale rivestono dunque anche la messinscena (scenografia, regia, costumi ed eventuale coreografie), la recitazione ma, soprattutto, la qualità vocale dei cantanti.
La storia dell'opera abbraccia un arco cronologico-temporale di oltre quattro secoli, dalla fine del XVI al presente. Dopo la metà del secolo XX la produzione di nuove opere si è ridotta sensibilmente, anche a causa dell'affermarsi di nuove forme di spettacolo e intrattenimento, non più legate alla dimensione del teatro, quali la cinematografia, la radiofonia e la televisione.


sabato 29 settembre 2012

Islam



Islam, rivolta anti-occidente


È come un incendio nella sava­na. Si accende per un nonnulla. Ma quando il fronte del fuoco si estende per centinaia di chilome­tri non c’è niente da fare. C’è solo da aspettare. Alla fine si spegne da solo. Le fiamme della rivolta anti americana, diventata rivolta anti occidentale (tanto, siamo tutti uguali,agli occhi dell’islam fonda mentalista) hanno crepitato ieri su un fronte lungo migliaia di chilo­metri, innescando un pericoloso effetto contagio. Un serpente di fuoco che ha toccato la Tunisia, il Libano, il Sudan, l’Egitto, il Kenya, fino al Kashmir e all’Indonesia. Una sorta di ubriacatura colletti­va, quella innescata dal film su Ma­ometto ritenuto

venerdì 28 settembre 2012

Esami.....

Quest' anno ci sono gli esami è l' anno decisivo per scegliere il tuo futuro e ho paura di non superarlo ma ce la metterò tutta.....e pensare che non sono una a cui piace da morire lo studio.......chi è con me???

la 3° media

Quasi inizia a piacermi sembra di essere ancora in seconda solo che mi sento più grande......e più responsabile


arrivederci vacanze

come sono andate le vacanze......?? le mie le ho passate qui

In Puglia a Baia degli Angeli....
è come stare ai Caraibi in italia....

inizio scuola

è ricominciata la scuola e io sono già in ritardo













è iniziata il 12\09\2012 il giorno della Madonna e speriamo che ci aiuti veramente...

mercoledì 23 maggio 2012

moog


Il modular moog, multimodulare, utilizzato più spesso in sala di registrazione con 12 oscillatori, pieno di cavi di derivazione e complessi sistemi di memorizzazione dei ritmi, era il più sofisticato, ingombrante ed anche il più costoso. Fra i suoi utilizzatori Keith Emerson degli Emerson Lake & Palmer, nonché, in Italia, la Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso, Franco Battiato, Gian Felice Fugazza, Jean Ven Robert Hal e in particolare Il Guardiano del Faro (Federico Monti Arduini-Arfemo).
Soprattutto in questa versione, il moog, che aveva varianti sonore e timbriche quasi infinite, ha costituito la realizzazione di un sogno antico: quello di manipolare il suono attraverso una variazione cromatica che lo rende simile all'uso dei colori su una tavolozza. Si ritiene che la forza del moog risieda comunque sul suo potere evocativo: un lungo "do" basso che fa da sfondo a certe scene filmiche può essere sostituito da un tappeto di archi (come nell'introduzione al primo movimento della Terza sinfonia di Gorecki), ma quel suono caratteristico del sinth moog è oramai entrato a pieno titolo nell'immaginario sonoro di questi ultimi decenni. L'ouverture del film Shining (Rocky Mountain di Walter Carlos) è un altro esempio in cui l'utilizzo del moog produce un impatto sonoro difficilmente raggiungibile con altri strumenti.

sabato 19 maggio 2012

concorso di fotografia per gli alunni di 1-2 media

il concorso consiste nel fare delle foto..... foto di tutti i giorni che magari hanno un bell' effetto o qualcosa che gli altri non vedono con i proprio occhi attimi di felicità o foto in cui immortali un immagine di pace o gioia.
le foto vanno consegnate entro il 10 giugno per maggiori informazioni consultare il sito posto sotto.
http://www.icamandola.it/

mercoledì 16 maggio 2012

La danza a corte

nel medioevo si organizzavano molte feste a corte dove si ballava e si suonava e gli abitanti potevano divertirsi e mangiare grazie ai buffe'.
gli strumenti che si suonavano di più erano il bengio le trombe e i suoi simili poi c' erano le chitarre ecc....
A queste feste c' erano maggiormente persone ricche reali come duchesse, principi,principesse,lord,conti e non potevano mancare re e regina.......
le danze che si praticava tempo fa erano quella pavana
la danza gagliarda

sabato 28 aprile 2012

progetto "il volo"

 "Il volo" è un progetto per aiutare i ragazzi a imparare i vari mestieri che vengono proposti.
Negli ultimi mesi abbiamo imparato a smontare e a montare un motore di una lavasciuga,dopo di che è venuto un signore di nome Graziano che ci ha parlato della cucina e degli alimenti e grazie a un video abbiamo visto come erano le cucine di una volta.infine ci siamo divertiti a fare dei cesti di macedonia fatti con la buccia di un' arancia ed è venuta una signora di nome "Lanfranca" che è venuta a parlarci di moda, di abbigliamento e di tessuti.Ci ha parlato di lei e di come funziona il settore dove lavora.
questo progetto è stato fatto grazie alla scuola e aiuta molto a prendere delle decisioni sul lavoro che si addice di più ad una persona.

mercoledì 18 aprile 2012

you tube

YouTube era nato per diffondere video autoprodotti ("broadcast yourself"), ovvero come memoria universale delle immagini in movimento, ma non esistono nella pratica vincoli al tipo di video da inserire (tranne quelli "unappropriate") e così anche i videoclip hanno invaso questo popolarissimo portale. Certo al momento di caricare un video l'"uploader" viene avvertito che il video dovrebbe essere autoprodotto o comunque non coperto da copyright, per scaricare YouTube da ogni responsabilità.
Non si capisce perché le case discografiche abbiano contrastato con ogni mezzo i sistemi P2P e perseguito senza sosta ogni utilizzo in Internet di materiale su cui hanno diritti: spartiti, testi, immagini, copertine, inclusi quelli che hanno una funzione promozionale (come i testi), mentre invece siano state totalmente passive verso YouTube per un lungo periodo di tempo. Capitava ogni tanto che alcuni video fossero occasionalmente cancellati dai detentori dei diritti. Vista però la perdurante vastità della scelta, sembravano veramente interventi "spot", privi di una regia orientata a bloccare il fenomeno.
Forse erano tranquillizzate dal fatto che ascolto e visione fossero in streaming, che non si potessero quindi usare (facilmente) per creare dei CD "pirata", forse erano fiduciose che alla fine la pubblicità raccolta dal gigante Google le avrebbe compensate, sta di fatto che su YouTube vincoli e divieti per un lungo periodo, sufficiente per il lancio e per riempire il portale di ogni cosa, non ci sono stati. Anche se i materiali erano spesso i medesimi del P2P.
Un esercito di volonterosi appassionati si è messo quindi di buona lena a caricare su YouTube videoclip e musica a beneficio di un altro esercito, ancora più ampio, che li ascolta e li guarda, lasciando voti e commenti che rappresentano la platonica ricompensa dei "caricatori".
La introduzione dei controlli su YouTube

la radio digitale terrestre


La radio digitale terrestre è stata progettata per una maggiore capacità di trasmissione (soprattutto rispetto alla minimizzazione dei disturbi), una maggiore comodità (per esempio i titoli dei brani in parallelo all'ascolto) e una maggiore disponibilità di canale e dovrebbe consentire nelle intenzioni un rilancio di questo mezzo di diffusione, particolarmente adatto per la musica ed attualmente veramente depresso rispetto alle sue potenzialità. Lo sviluppo previsto ad inizio anni 2000 non è stato però confermato nel decennio, e la radio è rimasta in Europa in gran parte analogica, a parte una parziale diffusione del nuovo standard in UK e Germania. Solo trasmissioni sperimentali e nessuna concreta utilizzazione del nuovo mezzo in Italia, dove può essere considerata una opzione ormai tramontata.




Per un approfondimento: La radio digitale terrestre

internet come canale di diffusione

In parallelo alla esplosione del P2P per il download si è sviluppato l'uso di Internet come canale per la promozione e la diffusione della musica in modo controllato, senza copia sul PC (streaming). La promozione di solito è affidata a tristi estratti a bassa qualità dei brani da promuovere, presenti di solito sui siti degli artisti o delle loro case discografiche, limitati a 30" o poco più (eppure non sarebbe copia illegale fino al 49%), pallide immagini riflesse, danno solo una vaga idea del brano, di solito peggiorativa.
E' un po' come se nella pubblicità le auto fossero fotografate ammaccate o sfocate, le modello dei vestiti fossero sovrappeso o non attraenti, i politici con le borse sotto gli occhi e la pelata in vista. Ignoro se qualcuno sia mai stato conquistato da questi brani promozionali e convinto da essi a comprare un disco, a me non è mai successo, ma poiché continuano a metterli in rete una ragione ci sarà.
L'altra forma di diffusione via Internet è la trasmissione in streaming audio. Per questo scopo sono adottati di solito formati di compressione meno maneggevoli di MP3 (come RealAudio), ma comunque utilizzabili per copiare la musica con un minimo di sforzo in più. Una modalità di trasmissione assai poco efficiente, che consuma molta banda in quanto necessità di una connessione per ogni singolo utente, ma questo è un aspetto che diventa progressivamente meno importante ed in prospettiva trascurabile quando la banda raggiunge una capacità sufficiente per le trasmissioni in streaming video.Lo streaming audio può essere utilizzato sia per veicolare contenuti audio da un sito web, sia per creare qualcosa di simile alla radio tradizionale utilizzando come canale di trasmissione la rete Internet, cioè per creare una web-radio. Nessun limite geografico in questo caso, la web-radio può essere ascoltata in ogni angolo del pianeta. Il limite caso mai è costituito dalla lingua. Il palinsesto di una web-radio può essere analogo a quello di una radio tradizionale, con una alternanza di musica e parlato, ma nella pratica la maggioranza delle web-radio sono in prevalenza se non totalmente a base musicale.
Bassi costi di avvio e una situazione ancora fluida per quanto riguarda il pagamento dei diritti di diffusione per la musica hanno consentito una forte diffusione delle web-radio, con conseguente forte frammentazione del settore.
La tecnologia web-radio, con il continuo aumento della banda disponibile e l'affermazione di terminali portatili multimediali sempre più performanti (smartphone e tablet) è comunque del tutto adeguata per costituire una alternativa realistica alla radio tradizionale.
YouTube

le prime tv negli anni 60

La televisione, mezzo di intrattenimento e di informazione principe, è stata sin dall'inizio un veicolo di promozione anche per la musica. Si possono citare le storiche presenze dei Beatles al programma TV "Thank You Music Star", nel 1963, che sancì il lancio sul mercato inglese del loro primo grande successo Please Please Me, o la partecipazione dei quattro l'anno seguente al popolare programma americano "Ed Sullivan Show" che aprì loro le porte del mercato americano e diede inizio alla beatlemania, oppure, per restare in Italia, alla partecipazione dei Rokes a Studio Uno nel 1966, con il loro brano Che colpa abbiamo noi, che portò il beat al grande pubblico del sabato sera.
La televisione è invece diventata un vero e proprio canale di diffusione per la musica, in una sua particolare forma, dagli anni '80, con l'enorme successo dei video clip. Filmati promozionali se ne facevano da tempo (gli stessi Beatles ne fecero parecchi, anche molto belli come quello con Get Back suonato sui tetti degli studi di registrazione), sia per la televisione o i cinegiornali e sia per i video jukebox, ma negli anni '80 era diventata una forma d'arte a parte, con gli storici filmati di John Landis (Michael Jackson - Thriller) o quelli di Cindy Lauper (Time After Time) o dei Bronsky Beat (Small Town Boy), per citare solo alcuni dei video che hanno fissato il genere.
Il passo successivo alle trasmissioni dedicate ai video (come la fortunata Mr. Fantasy di Carlo Massarini, sulla RAI) furono i canali specializzati solo in video, quindi MTV a livello internazionale ed in Italia, per un lungo periodo, VideoMusic della imprenditrice toscana Marialina Marcucci (poi confluita in Telecom Media e divenuta la sezione italiana di MTV).
Con i videoclip e MTV la televisione è diventata un mezzo di diffusione alternativo alla radio, utilizzato da molti giovani anche in maniera prevalente rispetto ad essa. Con la conseguenza però che l'accesso è ancora più selettivo, poiché gli alti costi di produzione di un video fanno sì che solo una parte degli artisti possano proporli, e comunque non per tutti i brani di un disco.

il cinebox

Il successivo tentativo industriale risale alla fine degli anni '50, in piena era jukebox, ed ha avuto origine in Italia; la ditta era la Ottico Meccanica Italiana diretta da Paolo Emilio Nistri, che si associò in seguito per questa iniziativa con l'industriale di Milano Angelo Bottani. Il nome commerciale del prodotto era Cinebox, utilizzava, come il Panoram Soundie, filmati in formato 16mm, ora però a colori, con pista audio magnetica e quindi di maggiore qualità, applicata sulla stessa pellicola, e schermo ampio fino a 30".
La selezione era ad accesso diretto, come nei jukebox, e il numero di filmati era superiore (40). Lo sviluppo del nuovo sistema di diffusione iniziò nel 1959, e il noleggio a bar e locali iniziò nei primi anni '60, per arrivare al numero consistente di oltre 500 macchine e oltre 600 proto video-clip nel 1963, quando gli intraprendenti industriali italiani tentarono lo sbarco sul ricco mercato USA, con alterne fortune. Per il Cinebox e, in seguito, per lo Scopitone, vennero preparati i veri e propri antenati dei video clip, mini-film che aggiungevano alla esecuzione della canzone idee e scenografie ad hoc.
(A lato, una promozione pubblicitaria per un locale dotato di Cinebox)Praticamente negli stessi anni era nato però in Francia un concorrente del Cinebox, lo Scopitone, con tecnologia molto simile, che tentò anch'esso il lancio sul mercato americano nel 1964 dove, per una serie di motivi, ebbe maggiore successo del Cinebox, che pure ebbe le sue fasi positive. (A lato, un modello Scopitone)
I filmati proiettati sui Cinebox e sugli Scopitone erano a tutti gli effetti analoghi ai videoclip, anche se i mezzi di produzione (economici, in primo luogo) non erano assolutamente comparabili a quelli odierni. Il catalogo era fondamentale per il successo nei luoghi di visione e i due consorzi si affrontarono per individuare i gusti del pubblico. I francesi puntarono su vaghi accenni erotici nei videoclip (improvvisi colpi di vento scoprivano le gambe a figuranti varie, ad esempio), mentre gli italiani cercarono nomi internazionali di richiamo, come Paul Anka o Neil Sedaka.

il jukeox

Questa macchina era il ben noto jukebox (o juke-box), diffuso sin dagli anni '40 in parallelo al nuovo formato di disco microsolco singolo, il 45 giri da 7", in grado di contenere una canzone per lato. Il juke-box era un apparecchio elettro-meccanico, che conteneva alcune decine di 45 giri (fino a 200) su un supporto circolare a carosello; un braccio meccanico estraeva il disco selezionato e un sistema a codice consentiva di selezionare e pagare la canzone. Il tutto era inserito in un mobile di discrete dimensioni (almeno 1,5 mt di altezza) che consentiva per ciò stesso una discreta qualità del suono, grazie alla possibilità di poter contenere un altoparlante per i bassi (woofer) di diametro appropriato (25-30 cm), o una coppia di essi, in una cassa armonica sufficientemente capiente. D'altra parte la qualità del suono era necessaria per sonorizzare locali relativamente ampi, tipicamente bar e simili.
(A lato: un jukebox Seeburg D160 del 1962)Nei suoi anni d'oro il jukebox è stato punto di attrazione per i giovani e oggetto di invidia e di scandalo per i benpensanti, simbolo e anticipazione di un'era nuova che doveva arrivare. Una celebrazione di questo ruolo del juke-box si trova nel finale del classico film di John Huston del 1950 Giungla d'asfalto (Asphalt Jungle), un giallo molto cupo con Sterling Hayden, Louis Calhern e Marylin Monroe, nel quale la mente della rapina, il professore tedesco "Doc" Erwin Riedenschneider perde minuti preziosi e si fa catturare, per il solo piacere di pagare a una ragazza incontrata in un bar un "giro" di jukebox e guardarla ballare.

la stazione radio

E' stato così che la FM è diventata nei tardi anni '50 e nei primi '60, in quasi tutti i paesi, uno dei canali preferenziali per l'ascolto di musica ad alta fedeltà. Il sintonizzatore (nella immagine a lato un eccellente modello anni '60, il Quad FM1) doveva confrontarsi essenzialmente con il disco LP a 33 giri, allora meno valido di oggi, soprattutto per le carenze nelle registrazioni e nei supporti disponibili, ma anche per la difficoltà e l'estrema onerosità di messa a punto di un front-end valido.
Infatti i componenti a qualità elevata esistevano già, per realizzare un front-end di elevato livello, e lo dimostra il fatto che sono gli stessi ancora usati oggi da molti appassionati, come le testine Ortofon SPU, i giradischi EMT 930 e varianti, Garrard 301 o Thorens TD-124 a puleggia, tutti componenti già disponibili a fine anni '50 ed inizio '60. Erano però componenti professionali (Ortofon, EMT) o comunque di costo molto elevato, alla portata di pochissimi tra i pochi che potevano permettersi un Hi-Fi.
La maggior parte combatteva con giradischi di minore qualità, che soccombevano a confronto di un buon sintonizzatore FM, sia sul lato della praticità sia su quello della fedeltà. E c'è anche da considerare i cataloghi di dischi dell'epoca, meno ricchi e meno diffusi, per comprendere come il sintonizzatore, ora quasi in disuso, fosse un componente centrale per i buoni impianti stereo Hi-Fi.
Questo avveniva in tutti i paesi occidentali, tranne uno, l'Italia, dove la monopolista RAI trasmetteva in stereofonia solo su un canale della filodiffusione (quindi via cavo telefonico, con banda di frequenza ridotta, e fedeltà dubbia) e poi per alcune ore al giorno, con programmi "sperimentali"; una sperimentazione proseguita per anni, forse decenni, fino a che le radio libere, che hanno adottato sin da subito la stereofonia, hanno costretto la RAI ad uscire dal torpore tipico del monopolista ed iniziare le trasmissioni in stereo su tutti i canali.

la radio

Nei primi anni le prime due tipologie sono state prevalenti, sia per la mancanza di una alternativa (come è stata la televisione nel secondo dopoguerra) sia per la relativa scarsità di materiale musicale registrato.
L'inizio delle trasmissioni radio al pubblico (Westinghouse, 1920) è stato, per esempio, dedicato ai risultati delle elezioni presidenziali americane di quell'anno, ed era rivolto a non più di un migliaio di apparecchi.
Iniziarono però subito dopo le trasmissioni musicali.

I programmi musicali degli anni tra le due guerre erano costituiti, a differenza di oggi, per buona parte da esecuzioni radio-diffuse, ovvero riprese dal vivo di concerti, anche e di frequente di musica leggera  - per esempio da sale da ballo - e loro diffusione via radio, in diretta, in tempo reale, ad un pubblico evidentemente più vasto. Qualcosa di analogo ai concerti serali tuttora trasmessi da Radio Tre.

I concerti potevano però anche essere registrati e trasmessi in differita o in replica, amplificandone così il potere commerciale. Le registrazioni rimanevano proprietà della radio, la produzione dei concerti era un costo e un investimento. In alternativa però le radio potevano proporre musica per mezzo degli stessi dischi usati per distribuire la musica al grande pubblico. Il costo era ovviamente più basso, quasi nullo, occorreva soltanto definire la gestione dei diritti da pagare a chi aveva registrato e poi stampato in più copie i dischi: le case discografiche. Accordi arrivati nei primi due decenni del secolo XX, prima dei quali le radio per le case discografiche erano un po' come i siti di distribuzione MP3 su Internet degli anni '90.

Dal secondo dopoguerra il disco è diventato la sorgente principale per la proposizione di musica via radio. Potevano essere i dischi in normale vendita (prima a 78 e poi a 33 giri e 1/3) oppure dischi speciali per le radio e per la colonna sonora dei film, di diametro maggiore, circa 44 cm. Di fatto però elemento fondamentale per le radio diventavano le "sale di registrazione", in realtà usate essenzialmente come sale per riproduzione, ed equipaggiate con i mitici giradischi professionali EMT e similari.

La esplosione della importanza della radio per la diffusione della musica è avvenuta con l'avvento delle radio libere, dalla fine degli anni '60, la cui storia è raccontata in una apposita sezione.

Le radio libere, poi diventate semplicemente radio commerciali, si sono trasformate nel tempo in uno strumento di intrattenimento incentrato essenzialmente sulla musica, ed anche, e in parallelo, in un canale di promozione per la vendita di dischi, quindi un supporto indispensabile per la distribuzione.