sabato 28 aprile 2012

progetto "il volo"

 "Il volo" è un progetto per aiutare i ragazzi a imparare i vari mestieri che vengono proposti.
Negli ultimi mesi abbiamo imparato a smontare e a montare un motore di una lavasciuga,dopo di che è venuto un signore di nome Graziano che ci ha parlato della cucina e degli alimenti e grazie a un video abbiamo visto come erano le cucine di una volta.infine ci siamo divertiti a fare dei cesti di macedonia fatti con la buccia di un' arancia ed è venuta una signora di nome "Lanfranca" che è venuta a parlarci di moda, di abbigliamento e di tessuti.Ci ha parlato di lei e di come funziona il settore dove lavora.
questo progetto è stato fatto grazie alla scuola e aiuta molto a prendere delle decisioni sul lavoro che si addice di più ad una persona.

mercoledì 18 aprile 2012

you tube

YouTube era nato per diffondere video autoprodotti ("broadcast yourself"), ovvero come memoria universale delle immagini in movimento, ma non esistono nella pratica vincoli al tipo di video da inserire (tranne quelli "unappropriate") e così anche i videoclip hanno invaso questo popolarissimo portale. Certo al momento di caricare un video l'"uploader" viene avvertito che il video dovrebbe essere autoprodotto o comunque non coperto da copyright, per scaricare YouTube da ogni responsabilità.
Non si capisce perché le case discografiche abbiano contrastato con ogni mezzo i sistemi P2P e perseguito senza sosta ogni utilizzo in Internet di materiale su cui hanno diritti: spartiti, testi, immagini, copertine, inclusi quelli che hanno una funzione promozionale (come i testi), mentre invece siano state totalmente passive verso YouTube per un lungo periodo di tempo. Capitava ogni tanto che alcuni video fossero occasionalmente cancellati dai detentori dei diritti. Vista però la perdurante vastità della scelta, sembravano veramente interventi "spot", privi di una regia orientata a bloccare il fenomeno.
Forse erano tranquillizzate dal fatto che ascolto e visione fossero in streaming, che non si potessero quindi usare (facilmente) per creare dei CD "pirata", forse erano fiduciose che alla fine la pubblicità raccolta dal gigante Google le avrebbe compensate, sta di fatto che su YouTube vincoli e divieti per un lungo periodo, sufficiente per il lancio e per riempire il portale di ogni cosa, non ci sono stati. Anche se i materiali erano spesso i medesimi del P2P.
Un esercito di volonterosi appassionati si è messo quindi di buona lena a caricare su YouTube videoclip e musica a beneficio di un altro esercito, ancora più ampio, che li ascolta e li guarda, lasciando voti e commenti che rappresentano la platonica ricompensa dei "caricatori".
La introduzione dei controlli su YouTube

la radio digitale terrestre


La radio digitale terrestre è stata progettata per una maggiore capacità di trasmissione (soprattutto rispetto alla minimizzazione dei disturbi), una maggiore comodità (per esempio i titoli dei brani in parallelo all'ascolto) e una maggiore disponibilità di canale e dovrebbe consentire nelle intenzioni un rilancio di questo mezzo di diffusione, particolarmente adatto per la musica ed attualmente veramente depresso rispetto alle sue potenzialità. Lo sviluppo previsto ad inizio anni 2000 non è stato però confermato nel decennio, e la radio è rimasta in Europa in gran parte analogica, a parte una parziale diffusione del nuovo standard in UK e Germania. Solo trasmissioni sperimentali e nessuna concreta utilizzazione del nuovo mezzo in Italia, dove può essere considerata una opzione ormai tramontata.




Per un approfondimento: La radio digitale terrestre

internet come canale di diffusione

In parallelo alla esplosione del P2P per il download si è sviluppato l'uso di Internet come canale per la promozione e la diffusione della musica in modo controllato, senza copia sul PC (streaming). La promozione di solito è affidata a tristi estratti a bassa qualità dei brani da promuovere, presenti di solito sui siti degli artisti o delle loro case discografiche, limitati a 30" o poco più (eppure non sarebbe copia illegale fino al 49%), pallide immagini riflesse, danno solo una vaga idea del brano, di solito peggiorativa.
E' un po' come se nella pubblicità le auto fossero fotografate ammaccate o sfocate, le modello dei vestiti fossero sovrappeso o non attraenti, i politici con le borse sotto gli occhi e la pelata in vista. Ignoro se qualcuno sia mai stato conquistato da questi brani promozionali e convinto da essi a comprare un disco, a me non è mai successo, ma poiché continuano a metterli in rete una ragione ci sarà.
L'altra forma di diffusione via Internet è la trasmissione in streaming audio. Per questo scopo sono adottati di solito formati di compressione meno maneggevoli di MP3 (come RealAudio), ma comunque utilizzabili per copiare la musica con un minimo di sforzo in più. Una modalità di trasmissione assai poco efficiente, che consuma molta banda in quanto necessità di una connessione per ogni singolo utente, ma questo è un aspetto che diventa progressivamente meno importante ed in prospettiva trascurabile quando la banda raggiunge una capacità sufficiente per le trasmissioni in streaming video.Lo streaming audio può essere utilizzato sia per veicolare contenuti audio da un sito web, sia per creare qualcosa di simile alla radio tradizionale utilizzando come canale di trasmissione la rete Internet, cioè per creare una web-radio. Nessun limite geografico in questo caso, la web-radio può essere ascoltata in ogni angolo del pianeta. Il limite caso mai è costituito dalla lingua. Il palinsesto di una web-radio può essere analogo a quello di una radio tradizionale, con una alternanza di musica e parlato, ma nella pratica la maggioranza delle web-radio sono in prevalenza se non totalmente a base musicale.
Bassi costi di avvio e una situazione ancora fluida per quanto riguarda il pagamento dei diritti di diffusione per la musica hanno consentito una forte diffusione delle web-radio, con conseguente forte frammentazione del settore.
La tecnologia web-radio, con il continuo aumento della banda disponibile e l'affermazione di terminali portatili multimediali sempre più performanti (smartphone e tablet) è comunque del tutto adeguata per costituire una alternativa realistica alla radio tradizionale.
YouTube

le prime tv negli anni 60

La televisione, mezzo di intrattenimento e di informazione principe, è stata sin dall'inizio un veicolo di promozione anche per la musica. Si possono citare le storiche presenze dei Beatles al programma TV "Thank You Music Star", nel 1963, che sancì il lancio sul mercato inglese del loro primo grande successo Please Please Me, o la partecipazione dei quattro l'anno seguente al popolare programma americano "Ed Sullivan Show" che aprì loro le porte del mercato americano e diede inizio alla beatlemania, oppure, per restare in Italia, alla partecipazione dei Rokes a Studio Uno nel 1966, con il loro brano Che colpa abbiamo noi, che portò il beat al grande pubblico del sabato sera.
La televisione è invece diventata un vero e proprio canale di diffusione per la musica, in una sua particolare forma, dagli anni '80, con l'enorme successo dei video clip. Filmati promozionali se ne facevano da tempo (gli stessi Beatles ne fecero parecchi, anche molto belli come quello con Get Back suonato sui tetti degli studi di registrazione), sia per la televisione o i cinegiornali e sia per i video jukebox, ma negli anni '80 era diventata una forma d'arte a parte, con gli storici filmati di John Landis (Michael Jackson - Thriller) o quelli di Cindy Lauper (Time After Time) o dei Bronsky Beat (Small Town Boy), per citare solo alcuni dei video che hanno fissato il genere.
Il passo successivo alle trasmissioni dedicate ai video (come la fortunata Mr. Fantasy di Carlo Massarini, sulla RAI) furono i canali specializzati solo in video, quindi MTV a livello internazionale ed in Italia, per un lungo periodo, VideoMusic della imprenditrice toscana Marialina Marcucci (poi confluita in Telecom Media e divenuta la sezione italiana di MTV).
Con i videoclip e MTV la televisione è diventata un mezzo di diffusione alternativo alla radio, utilizzato da molti giovani anche in maniera prevalente rispetto ad essa. Con la conseguenza però che l'accesso è ancora più selettivo, poiché gli alti costi di produzione di un video fanno sì che solo una parte degli artisti possano proporli, e comunque non per tutti i brani di un disco.

il cinebox

Il successivo tentativo industriale risale alla fine degli anni '50, in piena era jukebox, ed ha avuto origine in Italia; la ditta era la Ottico Meccanica Italiana diretta da Paolo Emilio Nistri, che si associò in seguito per questa iniziativa con l'industriale di Milano Angelo Bottani. Il nome commerciale del prodotto era Cinebox, utilizzava, come il Panoram Soundie, filmati in formato 16mm, ora però a colori, con pista audio magnetica e quindi di maggiore qualità, applicata sulla stessa pellicola, e schermo ampio fino a 30".
La selezione era ad accesso diretto, come nei jukebox, e il numero di filmati era superiore (40). Lo sviluppo del nuovo sistema di diffusione iniziò nel 1959, e il noleggio a bar e locali iniziò nei primi anni '60, per arrivare al numero consistente di oltre 500 macchine e oltre 600 proto video-clip nel 1963, quando gli intraprendenti industriali italiani tentarono lo sbarco sul ricco mercato USA, con alterne fortune. Per il Cinebox e, in seguito, per lo Scopitone, vennero preparati i veri e propri antenati dei video clip, mini-film che aggiungevano alla esecuzione della canzone idee e scenografie ad hoc.
(A lato, una promozione pubblicitaria per un locale dotato di Cinebox)Praticamente negli stessi anni era nato però in Francia un concorrente del Cinebox, lo Scopitone, con tecnologia molto simile, che tentò anch'esso il lancio sul mercato americano nel 1964 dove, per una serie di motivi, ebbe maggiore successo del Cinebox, che pure ebbe le sue fasi positive. (A lato, un modello Scopitone)
I filmati proiettati sui Cinebox e sugli Scopitone erano a tutti gli effetti analoghi ai videoclip, anche se i mezzi di produzione (economici, in primo luogo) non erano assolutamente comparabili a quelli odierni. Il catalogo era fondamentale per il successo nei luoghi di visione e i due consorzi si affrontarono per individuare i gusti del pubblico. I francesi puntarono su vaghi accenni erotici nei videoclip (improvvisi colpi di vento scoprivano le gambe a figuranti varie, ad esempio), mentre gli italiani cercarono nomi internazionali di richiamo, come Paul Anka o Neil Sedaka.

il jukeox

Questa macchina era il ben noto jukebox (o juke-box), diffuso sin dagli anni '40 in parallelo al nuovo formato di disco microsolco singolo, il 45 giri da 7", in grado di contenere una canzone per lato. Il juke-box era un apparecchio elettro-meccanico, che conteneva alcune decine di 45 giri (fino a 200) su un supporto circolare a carosello; un braccio meccanico estraeva il disco selezionato e un sistema a codice consentiva di selezionare e pagare la canzone. Il tutto era inserito in un mobile di discrete dimensioni (almeno 1,5 mt di altezza) che consentiva per ciò stesso una discreta qualità del suono, grazie alla possibilità di poter contenere un altoparlante per i bassi (woofer) di diametro appropriato (25-30 cm), o una coppia di essi, in una cassa armonica sufficientemente capiente. D'altra parte la qualità del suono era necessaria per sonorizzare locali relativamente ampi, tipicamente bar e simili.
(A lato: un jukebox Seeburg D160 del 1962)Nei suoi anni d'oro il jukebox è stato punto di attrazione per i giovani e oggetto di invidia e di scandalo per i benpensanti, simbolo e anticipazione di un'era nuova che doveva arrivare. Una celebrazione di questo ruolo del juke-box si trova nel finale del classico film di John Huston del 1950 Giungla d'asfalto (Asphalt Jungle), un giallo molto cupo con Sterling Hayden, Louis Calhern e Marylin Monroe, nel quale la mente della rapina, il professore tedesco "Doc" Erwin Riedenschneider perde minuti preziosi e si fa catturare, per il solo piacere di pagare a una ragazza incontrata in un bar un "giro" di jukebox e guardarla ballare.

la stazione radio

E' stato così che la FM è diventata nei tardi anni '50 e nei primi '60, in quasi tutti i paesi, uno dei canali preferenziali per l'ascolto di musica ad alta fedeltà. Il sintonizzatore (nella immagine a lato un eccellente modello anni '60, il Quad FM1) doveva confrontarsi essenzialmente con il disco LP a 33 giri, allora meno valido di oggi, soprattutto per le carenze nelle registrazioni e nei supporti disponibili, ma anche per la difficoltà e l'estrema onerosità di messa a punto di un front-end valido.
Infatti i componenti a qualità elevata esistevano già, per realizzare un front-end di elevato livello, e lo dimostra il fatto che sono gli stessi ancora usati oggi da molti appassionati, come le testine Ortofon SPU, i giradischi EMT 930 e varianti, Garrard 301 o Thorens TD-124 a puleggia, tutti componenti già disponibili a fine anni '50 ed inizio '60. Erano però componenti professionali (Ortofon, EMT) o comunque di costo molto elevato, alla portata di pochissimi tra i pochi che potevano permettersi un Hi-Fi.
La maggior parte combatteva con giradischi di minore qualità, che soccombevano a confronto di un buon sintonizzatore FM, sia sul lato della praticità sia su quello della fedeltà. E c'è anche da considerare i cataloghi di dischi dell'epoca, meno ricchi e meno diffusi, per comprendere come il sintonizzatore, ora quasi in disuso, fosse un componente centrale per i buoni impianti stereo Hi-Fi.
Questo avveniva in tutti i paesi occidentali, tranne uno, l'Italia, dove la monopolista RAI trasmetteva in stereofonia solo su un canale della filodiffusione (quindi via cavo telefonico, con banda di frequenza ridotta, e fedeltà dubbia) e poi per alcune ore al giorno, con programmi "sperimentali"; una sperimentazione proseguita per anni, forse decenni, fino a che le radio libere, che hanno adottato sin da subito la stereofonia, hanno costretto la RAI ad uscire dal torpore tipico del monopolista ed iniziare le trasmissioni in stereo su tutti i canali.

la radio

Nei primi anni le prime due tipologie sono state prevalenti, sia per la mancanza di una alternativa (come è stata la televisione nel secondo dopoguerra) sia per la relativa scarsità di materiale musicale registrato.
L'inizio delle trasmissioni radio al pubblico (Westinghouse, 1920) è stato, per esempio, dedicato ai risultati delle elezioni presidenziali americane di quell'anno, ed era rivolto a non più di un migliaio di apparecchi.
Iniziarono però subito dopo le trasmissioni musicali.

I programmi musicali degli anni tra le due guerre erano costituiti, a differenza di oggi, per buona parte da esecuzioni radio-diffuse, ovvero riprese dal vivo di concerti, anche e di frequente di musica leggera  - per esempio da sale da ballo - e loro diffusione via radio, in diretta, in tempo reale, ad un pubblico evidentemente più vasto. Qualcosa di analogo ai concerti serali tuttora trasmessi da Radio Tre.

I concerti potevano però anche essere registrati e trasmessi in differita o in replica, amplificandone così il potere commerciale. Le registrazioni rimanevano proprietà della radio, la produzione dei concerti era un costo e un investimento. In alternativa però le radio potevano proporre musica per mezzo degli stessi dischi usati per distribuire la musica al grande pubblico. Il costo era ovviamente più basso, quasi nullo, occorreva soltanto definire la gestione dei diritti da pagare a chi aveva registrato e poi stampato in più copie i dischi: le case discografiche. Accordi arrivati nei primi due decenni del secolo XX, prima dei quali le radio per le case discografiche erano un po' come i siti di distribuzione MP3 su Internet degli anni '90.

Dal secondo dopoguerra il disco è diventato la sorgente principale per la proposizione di musica via radio. Potevano essere i dischi in normale vendita (prima a 78 e poi a 33 giri e 1/3) oppure dischi speciali per le radio e per la colonna sonora dei film, di diametro maggiore, circa 44 cm. Di fatto però elemento fondamentale per le radio diventavano le "sale di registrazione", in realtà usate essenzialmente come sale per riproduzione, ed equipaggiate con i mitici giradischi professionali EMT e similari.

La esplosione della importanza della radio per la diffusione della musica è avvenuta con l'avvento delle radio libere, dalla fine degli anni '60, la cui storia è raccontata in una apposita sezione.

Le radio libere, poi diventate semplicemente radio commerciali, si sono trasformate nel tempo in uno strumento di intrattenimento incentrato essenzialmente sulla musica, ed anche, e in parallelo, in un canale di promozione per la vendita di dischi, quindi un supporto indispensabile per la distribuzione.