mercoledì 18 aprile 2012

il cinebox

Il successivo tentativo industriale risale alla fine degli anni '50, in piena era jukebox, ed ha avuto origine in Italia; la ditta era la Ottico Meccanica Italiana diretta da Paolo Emilio Nistri, che si associò in seguito per questa iniziativa con l'industriale di Milano Angelo Bottani. Il nome commerciale del prodotto era Cinebox, utilizzava, come il Panoram Soundie, filmati in formato 16mm, ora però a colori, con pista audio magnetica e quindi di maggiore qualità, applicata sulla stessa pellicola, e schermo ampio fino a 30".
La selezione era ad accesso diretto, come nei jukebox, e il numero di filmati era superiore (40). Lo sviluppo del nuovo sistema di diffusione iniziò nel 1959, e il noleggio a bar e locali iniziò nei primi anni '60, per arrivare al numero consistente di oltre 500 macchine e oltre 600 proto video-clip nel 1963, quando gli intraprendenti industriali italiani tentarono lo sbarco sul ricco mercato USA, con alterne fortune. Per il Cinebox e, in seguito, per lo Scopitone, vennero preparati i veri e propri antenati dei video clip, mini-film che aggiungevano alla esecuzione della canzone idee e scenografie ad hoc.
(A lato, una promozione pubblicitaria per un locale dotato di Cinebox)Praticamente negli stessi anni era nato però in Francia un concorrente del Cinebox, lo Scopitone, con tecnologia molto simile, che tentò anch'esso il lancio sul mercato americano nel 1964 dove, per una serie di motivi, ebbe maggiore successo del Cinebox, che pure ebbe le sue fasi positive. (A lato, un modello Scopitone)
I filmati proiettati sui Cinebox e sugli Scopitone erano a tutti gli effetti analoghi ai videoclip, anche se i mezzi di produzione (economici, in primo luogo) non erano assolutamente comparabili a quelli odierni. Il catalogo era fondamentale per il successo nei luoghi di visione e i due consorzi si affrontarono per individuare i gusti del pubblico. I francesi puntarono su vaghi accenni erotici nei videoclip (improvvisi colpi di vento scoprivano le gambe a figuranti varie, ad esempio), mentre gli italiani cercarono nomi internazionali di richiamo, come Paul Anka o Neil Sedaka.

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